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Approfondimenti su strumenti, software e tecniche usate nel campo degli arrangiamenti e della produzione musicale.

COME MICROFONARE UNA CHITARRA ACUSTICA

COME MICROFONARE UNA CHITARRA ACUSTICA

 

di Lorenzo Sebastiani

Affrontiamo ora un tipo di ripresa molto discusso: quello della chitarra acustica (o classica).
Esistono anche in questo caso diverse tecniche, come al solito vi illustrerò quella che considero la mia base di partenza, da cui posso effettuare modifiche, in base alle esigenze che si presentano volta per volta.

come registrare una chitarra acustica

 

Per ottenere una buona ripresa è necessario considerare i due elementi che compongono il suono di una chitarra acustica. Il primo è quello della corda, percussivo, brillante, utile a dare “leggibilità” e chiarezza.

È quello che distingue chiaramente una ritmica da un’altra o rende chiaro l’uso del plettro o delle dita a seconda della tecnica utilizzata.
È principalmente composto da una serie di frequenze abbastanza alte ed è un tipo di sonorità che si farà sentire sempre in fase di mixaggio. Questo anche perché ha in sè una forte componente percussiva, in certi casi paragonabile ad uno shacker.

L’altra componente è quella amplificata dalla cassa armonica ed è rappresentata da un suono più grave, più rotondo, meno direzionale, più armonico.

Per avere un buon equilibrio tra le due componenti è utile microfonare una chitarra con due microfoni, in due posizioni differenti.
Uno posizionato nel manico a circa 20 cm dalla buca, leggermente al di fuori della cassa e a circa 10-15 cm di distanza dal manico stesso.

L’altro, invece, può essere posizionato in prossimità della “buca” o leggermente più all’esterno (solitamente la posizione ottimale è a venti centimetri dall’esterno della cassa della chitarra, ma questo varia da microfono a microfono).
Visto che il volume sarà superiore in prossimità della buca, è consigliabile allontanare leggermente quest’ultimo microfono rispetto a quello posizionato sul manico.

Personalmente utilizzo un Neumann U87 o un Sontronics stc-2 sulla cassa e un Shoeps o un mxl 603s sul manico.
È possibile anche utilizzare due microfoni uguali, in questo caso però è importante controllare bene che non ci siano annullamenti di fase dovuti a segnali troppo simili.

È infatti opportuno testare entrambe le fasi prima di registrare (il tasto di inversione di fase è presente in quasi tutti i preamplificatori), non solo per evitare le cancellazioni di fase in alcune frequenze, ma anche per scegliere la sonorità più convincente.

Per esperienza posso dire che l’ottanta per cento del suono utilizzato dalla chitarra acustica in fase di mixaggio è quello ricavato dal microfono nel manico, a meno che non si tratti di un brano dove la chitarra acustica è portante (come nel caso di una chitarra e voce).
Le frequenze riprese dal microfono della cassa armonica sono, infatti, molto più basse di quelle captate dal microfono del manico. Un buon equilibrio tra i due è alla base di un ottimo suono di chitarra. In alcuni casi può essere utile anche comprimere la somma dei due suoni (o anche solo uno dei due microfoni).
Molto spesso utilizzo anche un terzo microfono (può essere anche un dinamico) collegato a un compressore, per avere una sonorità più particolare.

Come nel caso della batteria anche qui è possibile microfonare la stanza in cui si sta suonando, per avere un reverbero naturale o per dare un senso di tridimensionalità allo strumento.

Il concetto di base è che più si utilizzano microfoni più il suono si arricchisce di armoniche. Tuttavia può risultare più complicato gestire gli annullamenti di fase dovuti a riprese troppo simili l’una dall’altra. Alcuni fonici utilizzano uno o due microfoni a condensatore posizionati sopra al chitarrista. Questo tipo di ripresa è un compromesso tra la stanza e la diretta dello strumento, ed è spesso molto efficace.

Personalmente preferisco gestire gli equilibri tra stanza e diretta in fase di mixaggio.

Molte scelte vengono comunque dettate da esigenze di produzione, dal genere e dal tipo di brano che si sta suonando.
Un brano registrato dal vivo richiede la ricerca dell’equilibrio del suono sin da subito, non è utile, infatti, rimandare la ricerca di un buon equilibrio in fase di mixaggio.
Quando si arrangia un brano, il suono stesso è parte dell’idea creativa. Solitamente prima di eseguire la take definitiva si fanno alcune prove in una fase chiamata “preproduzione”.

Qui i musicisti e l’arrangiatore stabiliscono l’arrangiamento definitivo effettuando take di prova, che poi verranno sostituite in fase di produzione.
Tuttavia è molto frequente utilizzare queste prove proprio come take definitive. Può capitare, infatti, che le definitive non abbiano più lo stesso feeling delle prime, anche se il suono è migliore. Quando si registra si trasmette anche il proprio stato d’animo e avere da subito una buona ripresa dello strumento ci permette di poter far fruttare qualsiasi idea.
Inoltre, in una session live in studio dove i musicisti e il fonico devono creare da subito la sonorità definitiva, il posizionamento dei microfoni deve immediatamente rendere l’idea di quello che sarà in mixaggio. Sento spesso rimandare decisioni o aspettative alla fase del mix, questo secondo me è decisamente sbagliato. Bisogna intervenire già dalle riprese per avere un’idea di suono che sarà quello definitivo.

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